martedì 26 gennaio 2016

Tango e business: 5 lezioni utili al lavoro che ho imparato ballando

Chi l'avrebbe detto che avrei scritto un post come questo, violando la sacralità dello spazio del "tango" e contaminandolo con quello del "business"?

Però è un po' che questo post mi frulla per la testa. Nella "vita vera" mi occupo di comunicazione e formazione, e devo ammettere di aver imparato delle lezioni davvero importanti per il mio lavoro, dalla mia esperienza di milonguera. Inoltre, sono convinta che le persone non vadano avanti procedendo per compartimenti stagni, ma che tutte le esperienze che fanno ne formino il carattere e la personalità, anche quelle legate alle proprie passioni. Anzi, soprattutto queste, direi.

Ebbene, ecco un po' di spunti. E come al solito, alla fine aspetto i vostri, nei commenti!

1. Senza "follower", non c'è "leader" che tenga

Ovvero, nel tango, senza seguidora puoi essere anche il marcador più bravo del mondo, ma rimani nello spazio virtuale della possibilità. Cioè, di fatto, non esisti, né come ballerino, né, a maggior ragione, come líder.
Si tratta di un concetto estremamente importante, nel tango come nel lavoro, dove tutti stanno a parlare di leadership e management (molto spesso a sproposito): per condurre, devi avere chi ti segue, e in ogni caso - aggiungerei - ti segue esattamente chi ti meriti
Se sei un leader capace, umile, che sa valorizzare i propri follower, ovvero i propri collaboratori, ne avrai tanti, bravi e affezionati, proprio come un ballerino bravo e che mette a suo agio la propria ballerina avrà la fila di donne che vogliono ballare con lui.
Se sei una persona dispotica, autoritaria, irrispettosa, il massimo che ti puoi aspettare è un gregge di pecore terrorizzate e succubi, che ti lasceranno non appena troveranno un po' di coraggio per farlo - o qualcuno più terrorizzante di te.


Coppia che si abbraccia sorridendo alla fine di un tango
Tango Couple, di Pedro Ignacio Guridi, su licenza CC BY

2. La comunicazione (normata) è fondamentale

Certo, in azienda usi le parole (riunioni, email, incontri, lettere) e in milonga usi il tuo corpo, ma la finalità è esattamente la stessa: comunicare. Che siano fatti oppure emozioni, per trasmettere il proprio messaggio è fondamentale riuscire a usare lo stesso codice del destinatario, la sua stessa intonazione, con empatia e apertura.
Nel tango, la magia risiede proprio lì, se ci pensiamo. Riuscire a comunicare qualcosa, un'emozione, usando un codice inusuale e non verbale. La cosa pazzesca, che continua a stupirmi, è l'universalità di questo codice, che funziona in una milonga russa come in una giapponese.
Ma perché funziona?
Certo, tutti provano emozioni, e questo aiuta. Ma il tango funziona perché è un codice condiviso.
Codice, appunto: è un termine tecnico della linguistica che significa pressapoco "linguaggio", ma non a caso contiene un richiamo alle regole, alle norme. La comunicazione funziona se tutti conoscono le regole del linguaggio: in questo caso, il tango. Per questo posso ballare un vals nella steppa e comunicare senza sapere una parola di russo.
Allo stesso modo, la comunicazione in azienda funziona se ci sono delle regole, e se vengono rispettate: non si può lasciare solo al sentimento individuale.

3. È tutta una questione di team working

Che si tratti di un gruppo di 20 persone o di una coppia, lavorare come una vera squadra fa la differenza, quando si guardano i risultati. Dove "essere squadra" non significa che tutti devono fare tutto: ognuno ha le proprie responsabilità e il proprio ruolo.
Dal team working emerge il meglio di ciascuno: c'è chi decide la strategia e chi la realizza, chi ha un ruolo creativo e chi è bravo a ascoltare.
Solo valorizzando le caratteristiche di ciascuno, il team può dare il meglio di sé.

4. Chi ha tanta apparenza, spesso ha poca sostanza

Credo sia capitato a tutti di avere un nuovo collega che fin da subito è apparso preparatissimo, e molto ansioso di mostrare a tutti (soprattutto ai capi) la sua preparazione.
Ecco, io ogni tanto in milonga vedo questi "primi della classe", tecnicamente perfetti, vestiti in modo appariscente, che ballano senza condividere e senza condividersi. Dopo anni di studio dell'ambiente "milonga", credo di poter dire senza paura di passare da volpe con l'uva che queste persone non mi danno nulla. Sono talmente ego-riferite che, anche se riuscissi per miracolo a ballare con loro, non mi trasmetterebbero nulla, se non la loro perfezione tecnica, e probabilmente non riuscirebbero a capire né tantomeno a apprezzare tutto quel casino di emozioni che, secondo me, costituiscono il bello di ballare con me.
Al lavoro succede la stessa cosa. Lavoratori perfetti, che conoscono tutto e sanno tutto, ma poi capita che il cliente lo conquisti l'ultimo stagista, con la sua ingenuità e magari qualche errore. Perché lo stagista è umano. Per fortuna.

5. La fiducia. Ah, la fiducia!

La fiducia è un regalo, che possiamo fare al nostro partner di ballo come ai nostri capi o colleghi. Un regalo però che si fa così presto a riprendere indietro, al primo cenno di tradimento!
Io sono una persona tendenzialmente ottimista, per cui non solo vedo il bicchiere mezzo pieno (di barbera!), ma pure il ballerino mezzo bravo. E quindi, ogni santa prima volta, abbraccio il mio partner e chiudo gli occhi.
Capita spesso che li tenga chiusi tutta la tanda. Ma ogni tanto succede qualcosa, una sensazione, un abbraccio non perfettamente comodo, o - peggio - un movimento brusco o un calcio da o a un'altra coppia: ecco, la magia è rotta, gli occhi sono spalancati. E non li chiudo più.
In azienda succede la stessa cosa, forse con più cautela perché in ballo (battutaccia, sparatemi) c'è qualcosa di più importante che 10 minuti di magia. Anche lì, una volta che ho aperto gli occhi, non li chiudo più.


E voi, che lezioni avete imparato dal tango che usate al lavoro? Raccontatemelo!

4 commenti:

  1. Analisi perfetta e dettagliata dove si valorizza il linguaggio non verbale e si esalta l'ascolto delle emozioni e delle sensazioni che la musica e il tango sanno dare! L'emozione di una condivisione attraverso un abbraccio sincero.

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    1. Già, per me la condivisione e la fiducia sono le cose più belle del tango. :)

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  2. "1. Senza "follower", non c'è "leader" che tenga
    Ovvero, nel tango, senza seguidora puoi essere anche il marcador più bravo del mondo, ma rimani nello spazio virtuale della possibilità. Cioè, di fatto, non esisti, né come ballerino, né, a maggior ragione, come líder."
    Non sarei d' accordo. Esisti non virtualmente, ma con tutto il tuo potenziale. Solo non vieni riconosciuto, ma esisti. Non è la messa in pratica che ti fa esistere, ma la tua esistenza. Sembra banale, ha però dei risvolti molto seri.

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