giovedì 16 giugno 2016

Tango Sensibile: vi racconto la mia esperienza

Lo scorso 8 maggio ho passato una domenica piuttosto originale. Ho fatto parte del cast per le riprese del nuovo video sul Tangosensibile, esperienza molto interessante. Avevo già partecipato a due seminari sul tango sensibile e questa volta mi sono messo in gioco insieme ad altri di fronte alle telecamere.

Siamo arrivati carichi, con molte domande e un po’ di sfrigolio nello stomaco. Non sapevamo chi avremmo incontrato o cosa avremmo fatto di preciso, ma avendo già partecipato ad altri seminari eravamo certi che ne saremmo usciti arricchiti e con nuove consapevolezze.

Dario ci aveva solo anticipato che ci sarebbero stati momenti a terra, momenti di connessione senza contatto, momenti in cui ci si guarda, ci si sfiora, momenti in cui ci si porge la mano, momenti in cui si danza ad occhi aperti e ad occhi chiusi... momenti in cui si gioca con la musica e una novità assoluta: momenti in cui si gioca con il colore! Da sperimentare per la prima volta con noi. E vai!

Una sessione di Tangosensibile
Foto di Tangosensibile™, Associazione Culturale Essentia

mercoledì 11 maggio 2016

Come non farsi rifiutare da una donna in milonga

Care amiche, ma soprattutto cari amici, eccomi qui con il post gemello di Come farsi invitare da un uomo in milonga, che tanto vi è piaciuto (grazie!!!).

Ve l'avevo promesso, e quindi vi offro il mio punto di vista cinico e femminile (in effetti, questi due termini potrebbero essere sinonimi) sui motivi che portano una donna a rifiutare un invito in milonga e su come fare per evitare che succeda. Eh sì, perché noi ci lamentiamo tanto che non balliamo abbastanza ma ci concediamo comunque il lusso, ogni tanto, di dire di no.

Ma analizziamo bene il fenomeno, a partire dal perché una donna rifiuta un invito. Ovviamente, come al solito, parto dalla mia esperienza personale e poi la allargo a quella delle mie amiche, per cui sentitevi pure liberi di dissentire: non mi offenderò.
Secondo me, i motivi principali sono questi quattro:

  • perché ha male ai piedi
  • perché sta cercando di invitare con la mirada un altro ballerino
  • perché non le piacete (abbastanza)
  • perché capisce di essere una seconda scelta


Tanguera che non balla in milonga
Milonga, foto di Ioiez Deniel, su licenza CC BY

giovedì 7 aprile 2016

Io e il tango (ovvero: Una storia d'amore)

Un'altra ospite nel mio blog: è Giovanna Bettio. Qualcuno di voi forse ci ha ballato insieme in milonga, di cui è un'assidua frequentatrice. Qui ci racconta la sua storia d'amore con il tango, cominciata ormai qualche anno fa...
Leggiamola insieme.


Come ci siamo conosciuti

È ironica e felice l’amica e autrice di questo blog che mi ospita con un post semi-serio. L’ho conosciuta ormai quattro anni fa per lavoro e mi ha convinto in poche mosse a iscrivermi a un corso di tango. Mi piaceva la musica che mi faceva spesso ascoltare tra un comunicato stampa e l’altro. Mi piaceva sentirla parlare di quello che la emozionava del tango, mi piaceva vederla camminare. Così ci ho provato: per gioco mi sono iscritta a un corso per principianti.

I miei obiettivi?


  1. Riconciliarmi con il genere maschile, 
  2. andare oltre la mia zona di confort
  3. guardarmi nel profondo e, magari, migliorarmi.

Giovanna Bettio sorride in milonga
Il sorriso di Giovanna, foto di Juliet Astafan.

Com'è nato l'amore

Incredula di mettere un passo dietro l’altro, oggi ballo tango da tre anni e cerco di non lasciar passare troppo tempo tra una tanda e un’altra. Il tango è diventato quasi come la meditazione: corpo e mente, se viaggiano assieme, ti fanno percepire il sublime piacere dell’essere presenti e disponibili a vivere le emozioni che accadono in quel momento preciso. Dunque, che dire: sì, le mie aspettative sono state sicuramente rispettate... Ma vediamo come, punto per punto.

1. Riconciliarmi con il genere maschile

Ebbene sì, in quel momento della mia vita avevo bisogno di riconciliarmi con gli uomini. Questo  è successo, naturalmente nel tempo, grazie all’abbraccio.
All’inizio ero arrabbiata, molto. Mi ero fatta rubare l’anima in pochi mesi con una storia sbagliata e, con il tango, grazie al linguaggio del corpo, potevo finalmente dare fiducia e affidarmi; ma che fatica!

Ogni tanda è diversa perché siamo diversi noi stessi e il ballerino/a cui ci concediamo. C'è la tanda simpatica, la tanda imbarazzante, c’è quella emozionante, c’è quella rassicurante... e quella che ti mette alla prova (penso a un ballerino che ha molta padronanza della tecnica mentre magari voi non ne avete ancora), e ci siamo noi e lui con le nostre mille sfumature. Entrambi dovremmo unicamente desiderare di volerci rilassare nella musica. È il bello del tango e della vita, l’imperfetto!

A meno che non si tratti di un uomo che ha ballato tutta la sera e ha dimenticato un cambio di camicia a casa, non c’è alcun motivo per non farsi prendere da un abbraccio di cuore se vi affidate a chi sta di fronte a voi!
Se non lo conoscete e vi sentite messe alla prova, il mio consiglio è: concentratevi prima sul ritmo e, se nel frattempo riuscite a sentirvi rilassati, sulla melodia, se riuscite a entrare in sintonia con il partner.

Abbracciare con il cuore
Un abbraccio di cuore, foto di Sergio Scandiuzzi.

2. Superare la mia zona di comfort

Non posso dire come mi soprannominano le mie amiche di milonga, tra il divertito e l'incredulo. Diciamo che ha a che fare con le pubbliche relazioni. Questo perché - a detta loro - ho successo con i tangueri e riesco a ballare anche in situazioni "difficili"...
Io mi do questa spiegazione: sono dolcezza e empatia a permettermi di fare qualche tanda in più rispetto magari a alcune signore sedute accanto a me, che, pur più belle o brave, a volte non vengono invitate. La fortuna del principiante? Io non credo sia solo questo.
L’attenzione alla milonga, il sorriso (a volte sfacciato) e la voglia di ballare mi hanno spesso aiutato a superare la mia “timidezza” e le mie paranoie.

Ho scoperto che non sono l’unica che fa fatica a relazionarsi nel ballo: molti ballerini (parlo dei maschi perché ne ho avuto riscontro chiacchierando con alcuni di loro) spesso si fanno smascherare nella loro timidezza. A volte mi capita di percepire che sono piacevolmente sorpresi o, semplicemente, che si divertono/stanno bene, nella tanda.
 Da cosa lo capisco? L’espressione felice del viso e il silenzio sono quanto di più bello possa esserci, soprattutto se la timidezza non viene scambiata con l’imbarazzo che ci può essere quando si prova attrazione o voglia di abbandonare la tanda per la pressione emotiva che percepiamo dall’incontro con l’altro.

3. Guardarmi nel profondo (e migliorarmi)

Non mi reputo una gran ballerina e nemmeno mi reputo una “gnocchissima” come se ne vedono spesso in milonga, ma sicuramente non mi piace passare inosservata. Generalmente gli orecchini mi aiutano a non passare inosservata: ne indosso di grandi, dalle forme stravaganti e spesso colorati.
Inizialmente facevo fatica a pensare di indossare qualcosa di diverso da un jeans. Il jeans mi piace e lo porterei anche 6 giorni su 7, indipendentemente dalla situazione! Ma ho capito che in milonga anche l'occhio vuole la sua parte. Quindi, cerco di vestirmi in maniera femminile ma senza volgarità.
Ora cerco di prepararmi come se avessi un appuntamento importante a lavoro o se stessi per uscire con un uomo che mi interessa. Questo aspetto futile ha permesso di valorizzarmi e di scoprirmi carina indipendentemente da come passo agli occhi dell’altro.
Inizialmente mi sentivo osservata da chi rimane seduto, ma ora penso: chissenefrega se sbaglio, non è mica una gara a essere perfetti! Se sbaglio è perché non mi sono fidata e non ho saputo ascoltare come il tango insegna alle donne. Ed è proprio l’ascolto che mi aiuta a migliorarmi: nella vita si tende a accelerare, ma mettere pressione all’altro non aiuta.
Questa in effetti vale anche come regola di coppia!

Che cosa sto imparando dal tango?

Il tango mi è servito per dirmi: “Dai, muoviti, mettiti quella canottiera carina, truccati e esci” nei momenti in cui avrei solo voluto stare a casa in pigiama perché mi sentivo sola, brutta e stanca; il tango mi è servito per dirmi: “Rimettiti un po’ in forma”, quando proprio in forma non lo ero, e a consolidare la consapevolezza in me che si può arrivare alle persone senza per forza doversi conoscere.
Il tango mi ha permesso di rilassarmi, cosa che nella vita quotidiana fatico a fare, di vedere la gente avere voglia di vivere anche a settant’anni.


Che cosa mi emoziona nel tango?

La gratitudine nello sguardo di chi è di fronte a me.
L’emozione dell’abbraccio.
La sensazione che quello che vivi si modifica come tu ti modifichi.



Ringrazio le mogli e le fidanzate dei ballerini con cui ballo non solo perché sanno che il tango è un gioco e che, quindi, in milonga non si deve essere troppo gelose!
Ringrazio gli amici che mi ri-abbracciano volentieri e dedico questo post a un amico recentemente scomparso il quale ha lasciato un piccolo vuoto anche nel mio cuore.



Articolo di Giovanna Bettio.

Chi sono in sette righe e mezza

Digital addicted, empatica, determinata e periodicamente in crisi perché incontentabile. Ho studiato storia dell’arte per diventare marketer, così almeno mi vedo. Grazie alla formazione prima umanistica e poi economica, ho cominciato a interessarmi alla scrittura per il web e ai nuovi media prima per il turismo e poi per le scienze: le persone leggono, si confrontano, accedono a internet ovunque e i social network così come l'acquisto online sono esperienze quotidiane per milioni di persone oramai da qualche anno. Mi sono appassionata al web tanto da specializzarmi in comunicazione digitale e ora organizzo eventi. In valigia ho sempre qualche libro, una reflex e qualche cv di jazz e di indie-rock.

domenica 3 aprile 2016

Amsterdam sarà la nuova capitale europea del tango?

Per anni, la capitale europea del tango è stata Parigi. Questo primato, negli ultimi anni, le è stato conteso da Berlino, dove la scena tanguera è giovane e vivace. Un mio recente viaggio a Amsterdam mi ha fatto intravedere tutte le potenzialità di questa piccola e deliziosa città nordeuropea, che rischia di insidiare il primato delle altre capitali, se non per la quantità, almeno per la qualità del tango ballato.

Amsterdam è una città deliziosa. Capitale dei Paesi Bassi, ha una rete di canali lunga più di 100 chilometri e 800.000 abitanti, di cui circa 200 ballano il tango (tanguero più, tanguero meno).
Per questo, anche solo pensare che diventerà la nuova capitale europea del tango sembra un'ipotesi del tutto assurda.

E infatti, una settimana fa, quando sono partita per l'Olanda, ho infilato le scarpe da tango in valigia più per abitudine che per reale desiderio di ballare. Qualche anno fa ho frequentato per un po' le milonghe di Liegi, in Belgio, dove ho incontrato persone carinissime e simpatiche, ma che non brillavano per esperienza, tecnica e cultura milonguera. Ebbene, mi aspettavo che a Amsterdam fosse più o meno lo stesso.

Vista di un canale a Amsterdam, con biciclette
Amsterdam, di Claus Gerull, su licenza CC BY

In effetti, avevo sottovalutato Eike (non so come si scrive, ma si pronuncia "èiche"). L'ho conosciuto alla Reina di Bologna e ci ho ballato insieme circa tre settimane fa. Eike è un ragazzo ovviamente alto, ovviamente biondo, ovviamente con un sorriso da lasciare senza fiato. Eike è educatissimo, comunica di preferenza in un delizioso mix di spagnolo e italiano, è olandese e balla decisamente bene. Forse per la sua statura, però, non ho compreso appieno il suo potenziale (mea culpa, faccio sempre un po' di fatica con gli uomini alti visto che ho un abbraccio molto stretto).
In ogni caso, giusto perché sono pur sempre figlia di mia madre (per chi non conosce la Piera, questa affermazione valga "linguacciuta e senza pudore"), appena ho saputo che era olandese gli ho chiesto consigli sulle milonghe a Amsterdam, visto che ci sarei andata la settimana dopo per lavoro.
Lui mi ha detto di andare a Los Locos, il martedì, mi ha salutato gentilmente e è scappato, rifugiandosi nuovamente nel suo nordico riserbo.

Quindi, sono partita con le scarpe in valigia ma poca, pochissima speranza di ballare bene.
"Tanto sarò stanca dopo una giornata in fiera", mi continuavo a ripetere. "Tanto avremo mille cene di lavoro." (Ve l'avevo detto che sono andata a Amsterdam per lavoro, no? Perché ho un nuovo lavoro. Fatemi in bocca al lupo).

Fatto sta che martedì non c'erano cene programmate, e quando ho annunciato ai miei capi che avrei avuto piacere di andarmene per i fatti miei mi hanno detto: "Vai, vai" (uhm, me lo dice sempre anche mio marito, ora che ci penso: ma non è che tutti si vogliono liberare di me?).
Comunque, a quel punto non avevo scuse: bisognava andare a Los Locos.
La cosa bellissima degli olandesi è che, come tutti i nordici, mangiano presto, cominciano presto le serate, e poi le finiscono presto. Così al mattino sono freschi come delle rose per andare a lavorare, e la sera cominciano a ballare alle 19.30. Sì, avete capito bene: alle sette e mezza.
Io che sono nordica ma non così tanto, ho preso il bus, 20 minuti dall'appartamento dove stavamo, in zona sud, e sono arrivata alla milonga, comodissima e ben servita dai mezzi, sulle 9 e un quarto.

Suono, mi aprono, e nell'atrio trovo un signore di una certa età che si sta infilando le scarpe. Entro nella sala e - seguendo le indicazioni - vado al bancone per pagare l'ingresso (5 euro), e trovo Koos (si pronuncia tipo "khòs", con la h aspirata, anzi rantolata, quel bel suono tipico dell'olandese), gentilissimo come tutti, che mi dice con ariaun po' svagata di lasciare il cappotto nell'atrio dove c'è il guardaroba. Esco di nuovo, trovo il signore di prima che mi sorrido e mi dice: "Ci vediamo dopo".

Quando rientro nella sala, finalmente mi guardo intorno. Ci saranno circa 30 persone in tutto, 4 o 5 coppie che ballano. Mi colpisce subito il fatto che praticamente tutti siano abbondantemente sotto i 40 anni.

Mi siedo, un po' defilata, e osservo.

L'ingresso della milonga Los Locos, a Amsterdam
L'ingresso della milonga Los Locos, a Amsterdam

Finita la tanda, il signore del guardaroba mi si avvicina, lo guardo, ci invitiamo.
"Che fortuna!", penso appena lo abbraccio. "Ho trovato un Nonnino della Milonga!".

Si chiama Stan Lee, ha un abbraccio morbido come un cuscino e balla con tutto il cuore. Mi dico tra me e me che se pure non ballerò con nessun altro, la serata non sarà stata sprecata, per quell'unica bellissima tanda.
Ma appena mi risiedo, arriva un altro invito. Sempre con mirada e cabeceo. E ballo meglio di prima, con un ragazzo della mia età con un senso della musica pazzesco.
Mi riaccompagna al posto alla fine della tanda, mi siedo, e succede di nuovo la stessa cosa, altro invito perfetto, altra tanda meravigliosa con un altro ragazzo carino e bravissimo.

[Piccolo inciso: come gli uomini, anche noi donne siamo sensibili a bellezza e gioventù, soprattutto se abbinate a bravura e musicalità. Questo non significa assolutamente che non balliamo o non vogliamo ballare con tutti, purché garbati e profumati! In ogni caso, a me piacciono i mori con gli occhi verdi, ma devo dire che pure sti olandesi alti e biondi hanno il loro perché. Fine dell'inciso.]

La serata è proseguita in questo modo, senza sosta, con i ballerini che facevano la fila per ballare con me. E tutti con tecnica e cuore!
Ormai ero pervasa dall'entusiasmo, in pieno delirio da male ai piedi, tanto da farmi sragionare. Forse proprio per questo ho cominciato a farmi delle domande.

1. Perché tutti volevano ballare con me?

I miei parametri di bravura e bellezza sono assolutamente nella media (se non leggermente al di sotto, viste le bellissime, biondissime e leggiadre ballerine olandesi che costellavano la milonga).

2. Come facevano tutti a ballare così bene?

Ricordiamo che si trattava di una milonga infrasettimanale, dove notoriamente il livello è più basso rispetto a quello delle milonghe del weekend.

Mi sono data queste risposte.

Tutti volevano ballare con me un po' perché ero una faccia nuova, in un posto dove di facce nuove, effettivamente, non credo se ne vedano molte. Infatti, molti ballerini mi hanno raccontato che loro si spostano molto in giro per l'Europa, andando a festival e encuentros praticamente una volta al mese.
Probabilmente questo è anche uno dei motivi per cui ballano così bene e sono così bravi a interpretare lo spirito sociale del tango. Sono abituati a spostarsi, a invitare persone nuove, a confrontarsi con diversi stili di ballo e diverse culture, e soprattutto conoscono profondamente le difficoltà di entrare in una sala non conoscendo nessuno, non essendo nessuno.
Una delle cose che mi ha colpito di più, poi, è stata la mancanza di competizione tra ballerini e scuole di tango: l'atmosfera che si respira a Amsterdam è rilassata, il momento degli annunci (fatti con naturalezza solo in inglese, a beneficio mio che purtroppo l'olandese non lo mastico per niente) ha coinvolto chiunque avesse qualche evento in programma, e non solo gli organizzatori della milonga.


Santa Milonguita, a Amsterdam
Santa Milonguita, a Amsterdam

venerdì 1 aprile 2016

Questo mese niente milongario di aprile...

Questo mese, per cause di forza maggiore, sono costretta a non pubblicare il milongario di aprile.
Purtroppo impegni pressanti mi hanno impedito e mi impediranno di disegnare e realizzare il calendario più amato dai tangueri.

L'appuntamento è per maggio...


Pesce d'aprile
Beautiful Stranger, foto di Ryuu Ji, su licenza CC BY


Scherzo!

Come si fa, a saltare un appuntamento così importante? 

E quindi eccovelo qui, scaricatene e stampatene tutti: il romanticissimo milongario di aprile è tutto per voi!
La frase che ho scelto è di un grandissimo del tango, Enrique Santos Discépolo, figlio di un musicista napoletano emigrato a Buenos Aires. Poeta, compositore, autore e attore teatrale, lo ricordiamo - tra gli infiniti suoi capolavori, per Yira Yira e Uno, tra i miei tanghi preferiti, musicato da Mariano Mores.

Milongario di Raccontango di aprile


Come al solito, raccontatemi nei commenti se vi piace, come lo usate, dove lo attaccate!

mercoledì 23 marzo 2016

Quando esci per intervistare il "pittore del tango"... e rientri come performer milonguera

Chi l'ha detto che internet non favorisce la comunicazione nel mondo reale?

Raccontango mi sta facendo conoscere tantissime persone interessanti. E molte di quelle persone le sto incontrando, piano piano, un po' alla volta, durante convegni, in milonghe, a mostre di pittura...

Ecco, questo è il racconto di un'altro incontro magico, quello con Massimo Pennacchini.

Forse qualcuno di voi lo conosce, soprattutto se bazzica intorno a Roma... Massimo è "il pittore del tango". Ma non sono mica io a dirlo, lo hanno detto in tantissimi prima di me, tra cui un mostro sacro come Miguel Angel Zotto...

Ebbene, Pennacchini ha una mostra a Milano, in questi giorni, si intitola Tango Silencio.


[Se non ci siete ancora andati, andateci che ne vale assolutamente la pena! Tutte le info qui.]

Massimo Pennacchini all'inaugurazione della sua prima mostra a Milano
Massimo Pennacchini all'inaugurazione della sua prima mostra a Milano (foto di Alessandra).


sabato 5 marzo 2016

La tecnica, nel tango argentino, quanto è importante?

La tecnica, nel tango argentino, conta veramente? Il tango è una danza piena di passione e sentimento. Allora perché parliamo di tecnica? Tecnica e passione non sono come il diavolo e l'acqua santa? La passione è calda, coinvolgente, ricca di emozioni e sentimenti. La tecnica è considerata fredda, distaccata, "senza cuore". Quindi bisogna ballare un tango tecnico o passionale? O forse entrambi? Che relazione c'è tra la tecnica e l'emozione? Dipendono l'una dall'altra? 

In questo articolo, che ho tradotto per tutte le tanguere e i tangueri italiani, l'insegnante Veronica Toumanova ci fornisce una dettagliata analisi sull'importanza della tecnica nel tango argentino.

Ballerini di tango che danzano al Klima
Mina al Klima, foto di Roberto Zanoni.

Perché la tecnica nel tango conta veramente e perché spesso non conta


La tecnica conta veramente nel tango? Sì. Quando vuoi goderti un’attività, acquisire una competenza e quindi perfezionarla ti darà più gioia. La tecnica ti dà - in primis - un certo comfort in quello che fai. Ti porta al livello successivo nella gerarchia dei ballerini della tua comunità. Ti consente di goderti molto di più il ballo. La formula “tecnica migliore = esperienza migliore” è valida. D’altro canto, la formula “buona tecnica = buon tango” è sbagliata. O almeno, è incompleta.

lunedì 29 febbraio 2016

Milongario di marzo: il calendario che ogni tanguero deve avere

Eccoci qui con il ventoso milongario di marzo pronto per voi!
Questo mese l'ispirazione mi viene da un quadro celeberrimo di un artista scozzese... chi lo riconosce?

Ma... cos'è il milongario?


Il calendario del perfetto tanguero, da stampare e appiccicare ovunque si voglia!

Come funziona?


1. Scarica il file da qui.
2. Stampalo in formato A4 (meglio a colori!)
3. Appiccicalo in un posto visibile (tipo il frigo o la porta di casa).
4. Segna tutte le milonghe a cui vuoi andare questo mese.
5. Quando ci sei andato, se è stata una serata memorabile colora il cuore!

Milongario di marzo - il calendario del perfetto tanguero


Non dimenticate di tenerlo aggiornato!

Se ve li siete persi, ecco i link per il milongario di gennaio e quello di febbraio.

Raccontatemi come lo state usando, come migliorarlo, aspetto i vostri consigli!

sabato 27 febbraio 2016

Come farsi invitare da un uomo in milonga

Titolo volutamente provocatorio, suggeritomi da... Google. Sono andata sul motore di ricerca, ho digitato "come farsi invitare in...", e lui mi ha gentilmente suggerito come finire la frase: "... da un uomo in milonga".

Evidentemente, non sono l'unica che ha difficoltà, nonostante i dieci anni di tango ai piedi.

Ma partiamo dall'inizio, chiediamolo a un principiante qualsiasi, cosa sia la cosa più terribile in milonga: ci risponderà sicuramente che uno degli ostacoli più ardui è riuscire a invitare e farsi invitare. E questo a prescindere dal sesso: è difficile sia per gli uomini che per le donne.

Vi dirò di più: ogni volta che mi sembra di aver perfezionato la mirada, e sono elettrizzata magari da alcune serate particolarmente "ballerine", riprecipito nella desolazione con una serata "no", in cui mi sento praticamente invisibile.

Non sono ricordi così lontani: è successo sabato scorso.

Come mai è così dura farsi invitare in milonga?
E, soprattutto, come fare per riuscirci?


Cominciamo dalla difficoltà. Secondo me, ci sono diversi ostacoli da superare, per riuscire a farsi invitare:

  • un ostacolo psicologico
  • un ostacolo tecnico
  • un ostacolo logistico

Milonga, foto di Mojotopt, su licenza CC BY

L'ostacolo psicologico

L'ostacolo iniziale - il maggiore - è quello psicologico.
Parliamoci chiaro: a meno di non essere degli animali da palco o dei commerciali nati, da che mondo è mondo rompere il ghiaccio con una persona sconosciuta è molto difficile.
Perché si mostra vulnerabilità, ci si deve esporre senza avere la garanzia che anche l'altra persona faccia lo stesso. In altre parole, si rischia la figuraccia, e ogni santa volta è un salto nel buio: non ci sono anni di esperienza che tengano (esistono delle reti di salvataggio, però, come vedremo più avanti).

L'ostacolo tecnico

Un ostacolo da non sottovalutare è poi quello "tecnico", vale a dire che spesso non conosciamo gli strumenti per ovviare alla nostra incapacità di rompere il ghiaccio, perché in milonga valgono regole che non sono le stesse del mondo che sta "fuori". Esiste uno specifico galateo del tango, il cosiddetto código milonguero.
È come andare in Inghilterra, conoscere la lingua alla perfezione, ma non sapere che lì si guida a sinistra: provate a attraversare la strada restando incolumi! Conoscere la lingua vi aiuterà solo fino a un certo punto, in questo caso.
Lo stesso vale per il tango: potete avere una tecnica eccellente, ma se non conoscete i meccanismi che regolano la milonga, intesa come gruppo sociale, e non applicate le norme del galateo della milonga, sarà difficilissimo riuscire a ballare.

venerdì 12 febbraio 2016

Cosa vogliono le donne nel tango?

Ciao a tutti, eccomi su Raccontango con questo post sul tango da un punto di vista femminile, ma tradotto e postato da un uomo che si interroga sul suo significato più profondo. Molti ballerini si chiedono: “Ma cosa vuole una donna nel tango?” E la risposta molto spesso è: “Come al solito è una rompiscatole, anche nel tango. Non le va mai bene niente”. Ma il vero problema è che molti ballerini non si pongono questa domanda. Pensano che quello che per loro è importante lo sia anche per la donna. Oggi scopriremo che non è così, direttamente dalla bocca delle ballerine.

Ma che ci faccio io su Raccontango?


Incredibile la storia che mi ha portato qui. Come avrete già letto, il tango ci ha messo lo zampino. Ho conosciuto Elena su Facebook qualche mese fa, tramite il gruppo "Il Galateo della Milonga". Poi a fine gennaio per lavoro sono stato a Roma a C-Come 2016, un convegno sulla comunicazione. Ho fatto un intervento al microfono e mi sono presentato. In sala c’era anche Elena, che mi ha riconosciuto e alla prima pausa caffè si è subito presentata. Che sorpresa! Lo confesso: è stato amore a prima vista (senza fraintesi, cercate di capirmi eh?). Una persona squisita e con delle ottime capacità relazionali. Una vera donna della comunicazione! È scattato il feeling. Avremmo voluto ballare ma il contesto non ce lo consentiva. Così ci siamo abbracciati. Questo è il succo del tango. E della vita. Una volta tornati a casa abbiamo continuato a comunicare ed eccomi qui con il mio primo post.

Mi presento.

Sono un uomo e ballo il tango da ottobre 2013. Sono un musicista e suono il piano dal 1972. Sono un consulente e mi piace approfondire. Mi occupo di comunicazione e mi piace capire chi ho di fronte. Sono un artista e mi piace emozionare ed emozionarmi.  

Per tutti questi motivi ho cominciato a indagare e cercare approfondimenti sul mondo del tango, su come esprimere al meglio la musica, su come rendere una tanda indimenticabile, su cosa significhi la mitica “tanda maggica” tanto decantata. Le mie domande erano: “Come posso esprimere le emozioni della musica? Come posso rendere felice la ballerina che balla con me? E cosa significa ballare per lei?“

Nelle mie ricerche, uno degli articoli che ho trovato più illuminanti è stato sicuramente questo di Mari Johnson sul suo blog MyTangoDiaries, intitolato “What Woman Want”. Eccovi la mia traduzione. 

WWW: What Women Want


“Conosco un ballerino che balla solo da 10 mesi. Gli piacciono le camminate, l’abbraccio stretto e il traspie. Ma i suoi passi sono sempre lineari, senza molte figure. Molte ballerine con grande esperienza di tango gli fanno i complimenti per come balla in modo passionale. Sono conquistate dall’aspetto emozionale e dalla sicurezza nella sua guida.

Recentemente ha ballato con una ballerina che insegna tango da 7 anni, molto amica di Fabian, Gustavo e Chicho, quindi ha ballato molte volte coi migliori. Lei gli ha detto che è stato molto bello ballare con lui perché era veramente presente. Allora, incoraggio tutti voi, ballerini principianti, a concentrarvi sulla vostra attenzione emozionale alla musica e verso la donna che state abbracciando. Questo vi porterà molto più avanti con il vostro partner rispetto alle complicate sequenze che potreste guidare.” — Naomi Bennet, Tango-L

La cattiva notizia:


Ballerini, questo primo aspetto probabilmente vi metterà a disagio e mi dispiace. Le ballerine sono tutte diverse.  Ognuna di noi apprezza cose diverse e l’abbraccio perfetto per una ballerina potrà suscitare lamentele da parte di un’altra. Alla Tanguera A non bastano mai le volcadas, mentre la Tanguera B non le sopporta. È frustrante cercare di imparare e reimparare cosa le ballerine desiderano.

mercoledì 10 febbraio 2016

Quando il tango ci mette lo zampino... Appunti dopo C Come

Voglio condividere con voi una storia davvero bella, di quelle dove il tango ci mette lo zampino e ti scombussola, se non la vita, almeno la giornata.

Come forse qualcuno dei miei lettori sa, nella "vita vera" mi occupo (tra le mille altre cose) di comunicazione, soprattutto digitale.

Ebbene, una settimana fa sono stata a Roma a C Come, un convegno su copywriting, content marketing e creatività. 

Perché sono una blogger, oltre che una tanguera!


Quando sono partita, credevo che questa - chiamiamola così - gita a Roma avrebbe avuto almeno tre effetti positivi:

  1. mi sarei fatta un giro a Roma, di cui potete dire tutto ma... è Roma, cavolo! 
  2. avrei visto degli amici carissimi;
  3. avrei imparato un sacco di cose utili e interessanti, molte delle quali pronte da essere sfruttate sul mio blog, ovvero questo.
Ero un pochino triste, in effetti, solo per il fatto che il programma serrato e i pochi giorni non mi avrebbero permesso di andare a ballare nemmeno una volta.

Ma destino, che in questo caso si chiama "tango", ci ha messo lo zampino...


In qualche modo, in questa storia, ci voleva entrare!

Lo ha fatto nel modo più scenografico possibile, direi un po' stile Carramba, che sorpresa.

Nel primo pomeriggio, spazio alle domande, un uomo si presenta prima di fare la sua: "Ciao a tutti, mi chiamo Stefano Cucchi - non quello della cronaca...".
E qualcosa è scattato nella mia testolina. Quel nome lo conoscevo. Lo avevo già sentito, visto, letto da qualche parte.

Rapida ricerca su internet, e su Facebook, e il mistero si è presto svelato: conoscevo Stefano perché frequentiamo assiduamente lo stesso gruppo, che si chiama Il galateo della milonga.

Ehi, ci siete anche voi? Niente da dire, è proprio ben frequentato! ;)


Ma torniamo a noi. Ho aspettato la pausa, l'ho seguito (sì, come una vera stalker!) e gli ho fatto la mia domanda a effetto: "Ma tu balli il tango?".

Momento di sorpresa, io mi sentivo imbarazzatissima (non amo presentarmi a gente che non conosco), ma vedere la sua reazione sconvolta è stato meraviglioso. Mi sono quindi presentata: "Sai, frequentiamo lo stesso gruppo, io sono quella del blog...".

E tutto il resto è storia.



Ma com'è possibile? Sono a Roma a un convegno sulla comunicazione e incontro una Tanguera-blogger che conosco solo su Facebook! #ccome16
Pubblicato da Stefano Cucchi su Sabato 30 gennaio 2016

E qui Elena vuol far la faccia da tanguera pasional :)
Pubblicato da Stefano Cucchi su Sabato 30 gennaio 2016


Foto, racconti di tango e di famiglie, di gatti e di figli, e la promessa di ritrovarci a Torino, magari, per il festival.

Però abbiamo deciso che questo incontro, tra due tangueri comunicatori, andava celebrato ancora più degnamente di così. E quindi, abbiamo pensato a una sopresa per voi: sono orgogliosa di annunciarvi il primo guest post di Raccontango, scritto da Stefano!

Non mancate, vi aspettiamo venerdì pomeriggio.


E voi avete qualche bella storia di riconoscimenti tangueri da raccontarmi, in milonga e fuori? 
Spazio nei commenti! 

sabato 6 febbraio 2016

Un grande classico: il sabato al Contatto Club di Spinea

Ballo il tango da quasi dieci anni, e da quasi altrettanti frequento, a fasi alterne, il Contatto Club di Spinea.
Come tutte le grandi storie d'amore, è un amore che ogni tanto è fatto di incomprensioni, malumori, fastidi... ma alla fine si torna sempre a fare la pace.

Ecco, la mia personale "pace" con il Contatto l'ho fatta durante queste feste di natale.


Una bella serata di tango sociale al Contatto Club: abbracci e sorrisi.
Una bella serata di tango sociale al Contatto Club: abbracci e sorrisi.

Ma partiamo dall'inizio.
Manco dal Veneto da un bel po', e quindi ne frequento le milonghe in maniera saltuaria, dopo alcuni anni di amore assiduo e fedelissimo.
Quando me n'ero andata, però, all'incirca due anni fa, ero delusa da questa storica milonga dell'entroterra veneziano. In effetti, due anni fa ero delusa dall'ambiente del tango veneto in generale, e anche questo sentimento (oltre a quella cosuccia di poco conto che si chiama lavoro) ha contribuito alla mia decisione di volare verso altri lidi: Milano, nella fattispecie.

sabato 30 gennaio 2016

Milongario di febbraio: il calendario che ogni tanguero deve avere

Questo post è una lotta contro il tempo.
Come al solito sono in ritardo sul mio calendario editoriale, e sto scrivendo mentre sono a un corso sul copywriting (perché sono una blogger, oltre che una tanguera!).

Ma non posso, letteralmente non posso, lasciarvi senza il milongario di febbraio!

Come? Cos'è il milongario?


Il milongario è il calendario che ogni tanguero deve avere.
Non solo perché è bellissimo (modestia mia portami via), ma anche perché è super utile:
  1. perché vi lascia lo spazio di pianificare il vostro giro di milonghe, giorno dopo giorno, mese dopo mese;
  2. perché vi consente di ricordare le vostre serate (e quindi milonghe) memorabili, colorando il cuoricino apposito;
  3. perché rispolvera e ripresenta una citazione (a tema con il mese) da tanghi più o meno noti (questo mese, Carnaval, di Francisco García Jiménez)
Eccolo, potete scaricarlo e stamparlo in formato A4, e poi tenerlo sulla scrivania, attaccato sul frigo, o sulla porta di casa:


Il milongario di Raccontango di febbraio 2016



E non dimenticate di tenerlo aggiornato!

Forse vi siete persi il milongario di gennaio?
Eccovi il link diretto.

Fatemi sapere che ne pensate, come lo state usando, e soprattutto come migliorarlo.

Appuntamento a fine febbraio, per il milongario di marzo: vi aspetto!

martedì 26 gennaio 2016

Tango e business: 5 lezioni utili al lavoro che ho imparato ballando

Chi l'avrebbe detto che avrei scritto un post come questo, violando la sacralità dello spazio del "tango" e contaminandolo con quello del "business"?

Però è un po' che questo post mi frulla per la testa. Nella "vita vera" mi occupo di comunicazione e formazione, e devo ammettere di aver imparato delle lezioni davvero importanti per il mio lavoro, dalla mia esperienza di milonguera. Inoltre, sono convinta che le persone non vadano avanti procedendo per compartimenti stagni, ma che tutte le esperienze che fanno ne formino il carattere e la personalità, anche quelle legate alle proprie passioni. Anzi, soprattutto queste, direi.

Ebbene, ecco un po' di spunti. E come al solito, alla fine aspetto i vostri, nei commenti!

1. Senza "follower", non c'è "leader" che tenga

Ovvero, nel tango, senza seguidora puoi essere anche il marcador più bravo del mondo, ma rimani nello spazio virtuale della possibilità. Cioè, di fatto, non esisti, né come ballerino, né, a maggior ragione, come líder.
Si tratta di un concetto estremamente importante, nel tango come nel lavoro, dove tutti stanno a parlare di leadership e management (molto spesso a sproposito): per condurre, devi avere chi ti segue, e in ogni caso - aggiungerei - ti segue esattamente chi ti meriti
Se sei un leader capace, umile, che sa valorizzare i propri follower, ovvero i propri collaboratori, ne avrai tanti, bravi e affezionati, proprio come un ballerino bravo e che mette a suo agio la propria ballerina avrà la fila di donne che vogliono ballare con lui.
Se sei una persona dispotica, autoritaria, irrispettosa, il massimo che ti puoi aspettare è un gregge di pecore terrorizzate e succubi, che ti lasceranno non appena troveranno un po' di coraggio per farlo - o qualcuno più terrorizzante di te.


Coppia che si abbraccia sorridendo alla fine di un tango
Tango Couple, di Pedro Ignacio Guridi, su licenza CC BY

martedì 19 gennaio 2016

La Mimada a Milano: la milonga che ti coccola

Esiste a Milano un posto un po' magico, con un nome davvero poetico: è la milonga La Mimada. Che, per chi come me non conosce lo spagnolo, significa "la coccolata, la viziata".
La Mimada è una milonga tradizionale, di quelle dove ci si invita con mirada y cabeceo, le donne stanno da una parte e gli uomini dall'altra (per questo motivo, vi consiglio di prenotare e di arrivare per tempo, soprattutto se siete donne: la concorrenza per i posti migliori è agguerrita!).

Ballerini nella milonga La Mimada, a Milano
Ballerini alla Mimada, a Milano