giovedì 16 giugno 2016

Tango Sensibile: vi racconto la mia esperienza

Lo scorso 8 maggio ho passato una domenica piuttosto originale. Ho fatto parte del cast per le riprese del nuovo video sul Tangosensibile, esperienza molto interessante. Avevo già partecipato a due seminari sul tango sensibile e questa volta mi sono messo in gioco insieme ad altri di fronte alle telecamere.

Siamo arrivati carichi, con molte domande e un po’ di sfrigolio nello stomaco. Non sapevamo chi avremmo incontrato o cosa avremmo fatto di preciso, ma avendo già partecipato ad altri seminari eravamo certi che ne saremmo usciti arricchiti e con nuove consapevolezze.

Dario ci aveva solo anticipato che ci sarebbero stati momenti a terra, momenti di connessione senza contatto, momenti in cui ci si guarda, ci si sfiora, momenti in cui ci si porge la mano, momenti in cui si danza ad occhi aperti e ad occhi chiusi... momenti in cui si gioca con la musica e una novità assoluta: momenti in cui si gioca con il colore! Da sperimentare per la prima volta con noi. E vai!

Una sessione di Tangosensibile
Foto di Tangosensibile™, Associazione Culturale Essentia






Cosa è (e cosa non è) a mio parere il “tango sensibile”


Per evitare misunderstanding spiego subito che non si tratta dell’ennesimo stile di tango, né di uno specifico modo di ballare. Il “tango sensibile” deriva dalla Danza Sensibile® di Claude Coldy, che l’insegnante di tango argentino Dario Moffa ha applicato al tango.

Mi è capitato di parlare del tango sensibile a qualche amico e alcuni (soprattutto uomini) storcono la bocca in segno di perplessità. In effetti la parola “sensibile” in italiano è ambivalente e può essere equivocata con un significato di debolezza. Una persona “sensibile” è considerata riservata, timida, introversa e delicata. Ma non è questo.

Il termine “sensibile” è inteso in senso percettivo. Riguarda il sentire il proprio corpo, percepire il corpo dell’altro, lavorare sul contatto, sulla comunicazione a livello visivo, energetico e corporeo. Sperimentare la fiducia, la relazione attraverso codici di comunicazione tipici del tango argentino ma anche attraverso elementi di danza contemporanea, teatro-danza e contact improvisation.

È sicuramente un percorso utile per chi studia e balla il tango, ma non solo per tangueri. Spesso i partecipanti sono persone che non hanno mai ballato, ma vogliono semplicemente entrare in contatto con se stessi e con gli altri attraverso l’uso del corpo. Perché, come mi ha detto un'amica del tango, il corpo non mente. Si tratta solo di abbassare le difese, uscire dalla zona di comfort e lasciarsi andare.

Ecco i nuovi video!

Il post è rimasto in bozza quasi un mese, in attesa che Dario finisse la post produzione insieme ai video maker. Ma adesso che sono arrivati i due nuovi video sul Tangosensibile™ li condivido subito con voi e pubblico il nuovo post!

Nel primo video Dario Moffa spiega il significato e il metodo didattico, il secondo invece è interamente dedicato alle emozioni.






Come si è svolto il seminario Tangosensibile™


1. La jam session iniziale


La sessione è iniziata con un momento di riscaldamento, non solo fisico ma anche emozionale. Una fase molto divertente per giocare su una musica simpatica e allegra, danzare, incontrarsi e relazionarsi liberamente. Cominciavamo a scambiarci sguardi, tocchi leggeri, contatti dalla schiena, con le mani e altre parti del corpo. Cominciava a crearsi un senso di gruppo e l’energia cominciava a crescere.


2. A terra, alla ricerca delle nostre radici


Dopo questo, c’è stato un momento molto coinvolgente, in relazione con noi stessi e la terra, alla ricerca delle nostre radici. Eravamo come  alberi che nascevano dal suolo. Distesi a terra ad occhi chiusi, ci muovevamo rimanendo il più possibile a contatto col pavimento. Era un po’ come ritornare nel grembo materno e sperimentare nuovamente il momento della nascita. Un momento che alcuni hanno definito “difficile”, “pesante” in senso fisico, dove la forza di gravità sembra schiacciarti tirandoti nel ventre della terra.

Poco per volta risali, ti elevi verso l’alto, le tue gambe emergono dalle sabbie mobili, vedi spuntare la luce e ti ritrovi in mezzo al vento fresco di una foresta piena di vita. Alzi le braccia al cielo, distendi tutto il tuo corpo e fai un grande respiro. Sei tu. Ci sei. E sei qui.

Questa fase non l’avevo ancora sperimentata perché ogni seminario di Tangosensibile™ è diverso dagli altri, e devo dire che ha avuto un grosso impatto sulle mie emozioni. La ricerca delle radici spesso è dolorosa, ci sono delle parti della nostra vita che vorremmo tagliare, dimenticare o eliminare, ma trovare le proprie origini è una forma di riconciliazione con tutto il nostro essere, con la nostra storia, con la nostra esistenza.


3. Il contatto visivo, energetico e corporeo


Dopo questa fase ci siamo messi tutti in cerchio per sperimentare la relazione in termini visivi, energetici e infine corporei. Prima dovevamo guardarci, girando con lo sguardo gli uni verso gli altri. Quando capivamo che una delle persone era pronta a relazionarsi con noi, uno dei due doveva avvicinarsi, mentre l’altro rimaneva fermo. Una volta arrivato, prima doveva percepire quale tipo di contatto l’altro era pronto a ricevere, per poi proporglielo. E l’altro poteva rispondere o meno, nella modalità che preferiva, con più o meno intensità.

La cosa incredibile è che tutto questo si svolgeva in totale silenzio, senza dire una parola. Come potevo capire, una volta che gli sguardi si erano incontrati, se mi dovevo muovere io o l’altro? Non lo so, ma in silenzio ci si capiva perfettamente. Non si è mai verificato che ci fossero due persone che si muovevano contemporaneamente.

E poi una volta arrivato di fronte all’altro, come fare per capire che contatto era pronto a ricevere? Anche qui, ho avuto una nuova esperienza di consapevolezza. Io sono sempre stato molto reticente a tutte queste cose pseudo-spirituali, un po’ new age, e il mio approccio era molto razionale. La parola “energia” l’ho spesso associata a “fuffa” e ammetto che mi faceva venire l’orticaria!

Questa volta devo dire che l’esperienza mi ha insegnato molto. Non so spiegarlo, ma adesso so che si può comunicare in questo modo. Sono riuscito a percepire che la persona che avevo di fronte era pronta a ricevere un abbraccio completo, affettuoso, prima delicato e poi sempre più intenso, denso e vibrante, come se i due corpi volessero fondersi l’uno nell’altro. È stato un momento veramente intenso ed emozionante.


4. La fiducia: danzare in gruppo a occhi chiusi


Avete presente un gruppo di dodici persone che si mettono in cerchio a circa un metro di distanza l’una dall’altra? Poi chiudono gli occhi e cominciano a danzare entrando poco per volta in contatto gli uni con gli altri. Cosa succede? Dove vado? Dove sono? Chi è questo? Cos’è che sento? Ops…! Chi mi ha toccato? Dove mi stanno portando? In certi momenti ci siamo trascinati a terra, sollevati, spostati, alcuni rotolavano attorno agli altri, tutto in dolcezza e armonia, senza sapere assolutamente cosa stava succedendo. E senza poter usare nessun altro senso, se non il tatto. Eppure ha funzionato alla grande: abbiamo sperimentato la fiducia attraverso l’uso del corpo.


5. Tango: creatività e interpretazione musicale


Nell’ultima fase abbiamo lavorato su “Poema” di Francisco Canaro, un brano di tango tradizionale conosciutissimo e ballato in tutte le milonghe del mondo. In questa fase, in modo particolare Dario si è avvalso della collaborazione di Monica Bozzano, che lo ha assistito durante lo svolgimento di tutto il seminario.

Abbiamo lavorato sui due aspetti complementari della musica: il ritmo e la melodia. Prima abbiamo danzato liberamente a livello individuale: dovevamo semplicemente muoverci sulla musica in base a come la sentivamo. Non con passi o figure di tango, ma usando tutto il corpo in piena libertà. In base a questo ci ha suddiviso in due gruppi: i ritmici e i melodici.

Insieme abbiamo formato un'orchestra fisica, suonando insieme ritmo e melodia, che si completavano perfettamente. Interessante vedere come due aspetti opposti possano coesistere e completarsi, per formare insieme qualcosa di ancora più ricco e completo, proprio come nel brano originale. Secondo Dario si può ballare il tango tra persone con diverse sensibilità, per creare qualcosa di bello insieme.


6. La novità: ballare Canaro giocando coi colori!


Su “Poema” di Canaro, la parte veramente spettacolare è stata quella finale: giocare coi colori. Una novità assoluta, che Dario e Monica hanno sperimentato per la prima volta con noi, ma che hanno intenzione di inserire l'anno prossimo nei seminari residenziali.

I ritmici avevano a disposizione una gamma di pastelli a olio con colori freddi, della scala azzurro, verde, blu. I melodici, invece, colori caldi come giallo, rosso e arancione.

Eravamo accoppiati un ritmico e un melodico, e mentre suonava la musica, ci lanciavamo in coppia sulla parete, per disegnare contemporaneamente il ritmo e la melodia usando tutto il nostro corpo. Il disegno era il risultato finale della danza, la proiezione del movimento generato dalla musica a partire dal centro del nostro corpo.

Cosa ne è venuto fuori? Dai ritmici tratti secchi, veloci, potenti, squadrati, a zig zag o serpentina a seconda delle sensibilità personali, generati da corpi saltellanti, giocosi, decisi e scoppiettanti. Dai melodici segni rotondi, circolari, sinuosi, morbidi, caldi e avvolgenti.

Abbiamo dipinto “Poema” col nostro corpo. Il risultato lo vedrete, è stato veramente interessante.



Conclusione: cosa mi è rimasto del Tangosensibile™


Tra l’ultima esperienza e quella dei due seminari precedenti, ciò che ha maggiormente influenzato il mio modo di ballare il tango, e che ancora mi porto dietro, è senza dubbio una nuova presa di coscienza e una maggior consapevolezza corporea.

Ho imparato a instaurare un dialogo tra il mio corpo e quello della ballerina, a trasmetterle la mia energia in modo che lei possa utilizzarla per ottimizzare i suoi movimenti e rendere nostro il ballo più dinamico.

Ho preso consapevolezza di cosa serve a lei per prendere questa energia e usarla a nostro reciproco vantaggio.

Ho acquisito una maggiore sensibilità corporea che mi ha permesso recentemente di recepire segnali che mi arrivavano dal corpo di ballerine esperte con cui ho avuto il piacere di ballare. Questo mi ha consentito di inserire nuovi movimenti che non avevo mai fatto prima di allora, migliorare la guida ("marca") e applicare un nuovo tipo di guida che il corpo della ballerina mi stava richiedendo. Un'esperienza fantastica che poi un giorno vi racconterò!

In conclusione, mi sento di definire il Tangosensibile™ con due aggettivi che, dal mio punto di vista lo sintetizzano perfettamente: percettivo e illuminante. Assolutamente consigliato (*).


Stefano Cucchi


6-13 agosto 2016: TangosensibileTM in Toscana. Se vuoi sperimentare anche tu il tango sensibile, il prossimo seminario sarà in Toscana dal 6 al 13 agosto in occasione della vacanza TangoPlus Holiday 2016 dedicata al Tango argentino, Tangosensibile™ e Mindfulness.



(*) ATTENZIONE! Non faccio markette. Non faccio l'influencer. Nessuno mi ha pagato per scrivere questo post. Credo nella condivisione e nell'autenticità del blogging. Sono un tanguero libero. Sono un blogger libero. Se vi ho trasmesso qualcosa attraverso la mia esperienza ne sono felice.

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