martedì 15 maggio 2012

Il tango è come la bicicletta...


... una volta che hai imparato, non lo dimentichi più.
Posso supportare questa affermazione portando due esempi. Il primo: erano più di quattro mesi che non ballavo. Quando non ballo entro in una spirale deleteria, perché meno ballo meno voglio sentir parlare di tango perché poi mi deprimo che non ballo e più mi perdo in mille altre cose, e poi che stanchezza che alle 10 di sera mi addormento sul divano e che tristezza che devo andare da sola e che paura che alle 3 di notte mi addormento al volante poi faccio un incidente e poi muoio.
Insomma, magari sono un po’ melodrammatica ma la sostanza è questa.
Ma torniamo a noi: erano più di quattro mesi che non ballavo, mese più mese meno. – Ma come mai? – si chiederanno i miei fedeli lettori. Questa è un’altra storia... promesso che ve la racconterò. Sono andata a ballare perché c’era una bellissima serata di tango proprio dietro casa mia, e vi assicuro che non abito a Parigi e quindi non è assolutamente quotidiano che ci siano serate di tango dietro casa mia, talmente dietro che ci vado in bicicletta. Quindi mi toccava proprio andare, pena amari rimorsi per i prossimi sei mesi minimo. E quindi ci sono andata.
Mi sono vestita carina ma nemmeno tanto, quasi per paura di rimanere delusa – dalla serata, dalla gente, da me stessa. Eh sì, perché avevo proprio paura di aver dimenticato tutto!
Sono partita da casa e ho fatto tutto il tragitto (ok, sono tre minuti ma mi sono parsi lunghissimi!) rimuginando tra me e me: “Sarà un disastro, avrò le gambe di legno, nessuno mi inviterà e l’unico che lo farà gli rovinerò addosso tra lo sconcerto generale”. Quando sono arrivata però mi sono rassicurata: tante facce conosciute, atmosfera conviviale...
Mi sono messa le scarpette e... magia! Sapevo ballare!
Una meraviglia, un successone, complimenti a pioggia e ho riacquistato sicurezza e voglia.
La cosa più bella però è il mio secondo esempio, quello che ho anticipato all’inizio del post: il mio compagno. Quello legnosetto, ricordate?
Ecco: lui non ballava da un anno credo, e per uno che ha fatto un corso di tango di sei mesi in tutto direi che è tantissimo. Eppure, quando l’ho costretto a ballare, è accaduto una specie di miracolo: sapeva, si ricordava, era perfino più sciolto rispetto a un anno fa! Probabilmente le cose si sono sedimentate e sono maturate, così, da sole. Pazzesco!
Ora devo solo convincerlo a continuare, e non la vedo facile. Ma io sono più cocciuta di lui, e lui lo sa. Lo aspetto al varco.

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