giovedì 5 novembre 2015

Fuori dalla gabbia

"Creative Freedom", di Wes Lindberg, su licenza CC BY

Libertà... non ti rendi conto di quanto ti è mancata finché non la riassapori. "Sono fuori dalla gabbia", ho pensato.

Finalmente. Me lo meritavo.

Mesi di dolore sordo e costante, somatizzazioni, piccole frustrazioni mascherate da sorrisi e autoironia. Perché noi donne siamo così forti? Ma soprattutto, perché abbiamo una soglia del dolore così alta? (Maledetta Natura, che ci hai costruite come macchine da parto.)

Ogni tanto, vorrei essere nata debole. Mediocre, ma felice.


E invece no, eccomi qui, meravigliosamente (?) complicata, rompicoglioni quanto basta, e altamente infiammabile.

Un po' di tempo fa, ho fatto la lista delle cose che mi fanno stare bene (vi consiglio di farla anche voi, è un esercizio molto istruttivo):
  1. passare del tempo con il mio uomo
  2. ballare
  3. viaggiare
  4. leggere (e scrivere)
  5. cucinare
Il problema è che, rileggendola, ho capito che:
  1. vedo il mio uomo 2 giorni alla settimana, ci siamo sposati da un anno ma viviamo separati in attesa che le nostre vite professionali si incrocino (avverrà mai?)
  2. ho dei dolori lancinanti ai piedi (causa alluce valgo, ma non solo) e sono pigra, per cui non ballo quanto vorrei e dovrei, e non ho ancora prenotato quella famosa visita dal podologo
  3. i miei viaggi sono vincolati a budget risicati e ferie d'agosto
  4. quando rientro dal lavoro, dopo 12 ore fuori casa, ho a malapena l'energia di buttarmi a letto e coccolare un gatto alla volta, meditando di conquistare il mondo ("Sì, ma domani"): figurarsi se tiro fuori un libro o - peggio - mi metto a scrivere
  5. sono sola, per chi cazzo cucino? ma soprattutto, chi cazzo ha tempo di fare la spesa?
E quindi ora basta, per un po'. Basta centralino, basta urla gratuite, basta telemarketing travestito da "attività commerciale". Bisogna pensare a me.
Finalmente ho il tempo di pensare, di decidere, di dedicarmi a progetti che amo e che ho trascurato troppo a lungo, come questo blog. Ho tante idee, e così poco tempo per realizzarle!

Sto finalmente capendo, forse, che non c'è più tempo da perdere. Che la vita me la devo disegnare e costruire, se la voglio come dico io: venire scelta può essere gratificante, per una persona con la sindrome della prima della classe, come me, ma significa mettersi nelle mani degli altri, e perdere il controllo del proprio destino.

Ora ricomincio da me. E dai 5 punti qui sopra. Chi mi ama mi segua.

4 commenti:

  1. Debolezza non vuol dire essere sereni e forza �� non vuol dire per forza sofferenza. Secondo me. Ogni essere umano ha una parte vulnerabile e una parte più tenace che serve per farci arrivare dove veramente vogliamo! Faccio il tifo x te sempre �� anch'io ho dedicato un post al mio blog sulle dieci cose che mi fanno stare bene. Brava! Ti voglio bene
    Eli
    Cuoreeanimaacolori.blogspot.it

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  2. cara elena, cito una frase che mi era piaciuta molto, anni fa...la vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti...beh...per me è molto vero! dedicati alle cose importanti e tutto il resto sarà molto più soddisfacente! Un bacio

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    1. È vero! Anche a me questa frase è sempre piaciuta. Grazie!

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