lunedì 28 maggio 2012

Animali da tango (6) - Il Provolone

6. Il Provolone
grado di pericolosità ***
grado di fastidiosità *****

Dicesi Provolone quell’esemplare di animale da tango di sesso maschile che ci prova con qualsiasi esemplare di sesso femminile, «basta che respiri». Dunque, partendo dal fatto che, anche in questo caso, ci sono donne che gradiscono la cosa, diciamo che solitamente non è così, e che i Provoloni vengono evitati e indicati a dito. Il Provolone trova nella milonga il proprio habitat ideale poiché, come dimostrato da vari studi, la percentuale di tangueri single è almeno dell’80%.
Esistono almeno tre categorie di Provolone: quello Esplicito, quello Insinuante, quello Palpante. Il Provolone può apparire inizialmente spiritoso o galante, ma alla lunga rivela la sua vera natura, greve e spiacevole. Il Provolone Esplicito (PE) è solitamente sulla cinquantina, separato o divorziato; ha perso con gli anni e l’esperienza ogni inibizione, e non ha quindi nulla da perdere. Si può assistere pertanto a penosi episodi che coinvolgono maturi (e pure quasi marci) esemplari di PE che fanno avances esplicite a bionde ventenni con gambe di giraffa e sorrisi da Barbie. Perché non è solo il risultato che conta, per il PE: anche il semplice fatto di essere visto conversare, all’interno della milonga, con ragazze che non stonerebbero sulla copertina di Playboy è motivo di vanto: tanto poi agli amici potrà raccontare tutte le prodezze che vuole, senza tema di smentita. Le eteree fanciulle abbordate dai PE (va da sé che raramente uno di questi esemplari ci prova con signore sue coetanee), frastornate dal loro eloquio, avranno difficoltà a liberarsene; solitamente, infatti, tali fanciulle, oltre a essere eteree sono pure molto gentili, e cercheranno di svincolarsi senza urtare la presunta sensibilità del maschio – sensibilità che, va da sé, è del tutto inesistente –, con l’unico esito di trascorrere metà della serata a sorridere fissamente maledicendo la loro ineccepibile educazione da piccole duchesse. Gli argomenti di conversazione dei PE sono ristretti: tendono a magnificare i vantaggi di una relazione con loro, uomini di mondo con un’almeno trentennale esperienza in campo sessuale, che non richiederebbe fedeltà né legami sentimentali. Il fatto che abbiano figlie dell’età delle ballerine con cui ci provano, 3 ex mogli da mantenere e una panza che farebbe invidia a un lottatore di sumo non costituisce – evidentemente – un problema da loro giudicato insormontabile.
Il Provolone Insinuante (PI) è un esemplare ancora più viscido e sgradevole del precedente, che almeno ha il coraggio (o l’incoscienza?) delle proprie azioni. Lui non dice, suggerisce. Lui non chiede, propone. Con stratagemmi di psicologia da rivista patinata (è infatti assiduo lettore di Men’s Health), cerca di indurre alla ballerina il desiderio di giacere carnalmente con lui. Ovviamente, alla ballerina l’unico desiderio che nasce è quello di essere campionessa olimpica dei 100 metri piani per fuggire il più velocemente possibile.
Il terzo esemplare di Provolone, il Palpante (PP), è il più sgradevole in assoluto. Colpisce infatti mentre si è in pista, e ha un gusto particolare per le ballerine procaci (la sottoscritta, purtroppo, fa parte di questa non cospicua categoria). Con la scusa di ballare milonguero, con l’abbraccio stretto, il PP avvinghia a sé la malcapitata, arrivando con la mano destra a compiere acrobazie palpatorie «che voi umani non potreste immaginare». Né tantomeno immaginava la ballerina, quando ha incautamente accettato il suo invito.
Che fare quindi quando si incappa in un esemplare di Provolone? Io sconsiglio in ogni caso di accettare le avances, anche se si è alla disperata caccia di un uomo (può capitare nelle migliori famiglie) e se il suddetto è, se non altro, guardabile. Poi ti si appiccica e non te lo scolli più – senza contare l’imbarazzo di vedere il tuo nome associato al suo: il mondo delle milonghe, si sa, è paese... L’unico modo per uscirne indenni è comportarsi in modo sgradevole quanto il loro: piantarli in mezzo alla pista se allungano le mani, e ignorarli mentre parlano quando si è al posto, accettando miradas e inviti da parte di altri ballerini.
Solo un rifiuto vagamente umiliante e preferibilmente ricevuto in presenza di testimoni impedirà loro di riprovarci, con una faccia di bronzo degna di un testimone di geova, la volta successiva.

giovedì 24 maggio 2012

Animali da tango (5) – Il Puzzone

5. Il Puzzone
grado di pericolosità *
grado di fastidiosità *****

Trattasi di un esemplare particolarmente infido, benché poco pericoloso, dal momento che quando lo si identifica è ormai troppo tardi. 

Il Puzzone ha perfezionato l’arte del mimetismo: si nasconde nel branco, coperto dall’omertà degli altri maschi, che comunque spesso:
  1. non lo riconoscono; 
  2. non ritengono che possa costituire un problema per la femmina. 

lunedì 21 maggio 2012

Tangoanalisi


Da anni sostengo l’utilità del tango come percorso psicanalitico alternativo, che consiglio (con scarsissimi esiti, devo dire) a chiunque mi capiti a tiro. Soprattutto ai single incalliti con scarsa fiducia in sé stessi e ancor meno capacità di relazionarsi con l’altro sesso.
Ma perché uno dovrebbe iscriversi a un corso di tango – e poi praticarlo, ovvio – invece che andare da un bravo analista?
1.       Perché costa meno. Moooooooolto meno. E i risultati possono essere miracolosi.
2.       Perché il percorso individuale che si fa è molto concentrato e concreto.
3.       Perché tanti problemi di uomini e donne sono dati dal fatto che non hanno una sana visione di cosa sia essere uomo e essere donna, e il tango ristabilisce gli equilibri.
I clichés riguardo al tango sono moltissimi (consiglio a tutti di leggere questo simpatico libro di Pier Aldo Vignazia); due sono però particolarmente pericolosi e riduttivi, anche perché contengono frammenti di verità: il fatto che il tango sia un ballo «sensuale» e «maschilista».
Andiamo con ordine: la sensualità del tango è riconosciuta da tutti, ma non si deve interpretare questo termine nell’accezione corrente. Il tango è sensuale perché è polisensoriale, perché coinvolge la vista, innanzitutto (a partire dalla mirada), e poi il tatto, con l’abbraccio, e l’olfatto, dato che si balla a strettissimo contatto con il proprio partner.
Questo costringe a un contatto molto forte e molto intimo con l’altro. Costringe a cercare un partner, superando la paura del rifiuto, la timidezza, ma anche il senso di superiorità, e ad aprirsi all’altro. Quando cerchiamo un compagno di ballo, siamo molto vulnerabili: gli uomini rischiano sempre di ricevere un due di picche, e le donne di fare da tappezzeria per tutta la serata. Tutti devono mettersi in gioco, senza esclusione, dimostrando apertura, serenità e disponibilità ad accogliere l’altro.
Il secondo pregiudizio sul tango è che sia un ballo «maschilista». Visto da una certa ottica post-femminista, è vero: l’uomo invita, l’uomo conduce, l’uomo protegge. – Ma insomma, noi siamo donne forti e indipendenti, abbiamo imparato a portare la valigia, vuoi che non sappiamo “portare” anche in una pista da ballo? – protesteranno le mie fedeli lettrici.
In realtà, il tango rispecchia semplicemente i ruoli che uomini e donne, maschi e femmine, hanno ricoperto per millenni, anzi, per milioni di anni. L’uomo è cacciatore e la donna preda – anche se tutti sanno che, in fondo, siamo noi donne che ci scegliamo il compagno. Lo stesso nel tango: la mirada viene proposta dall’uomo, ma è alla donna che spetta l’ultima parola: se non risponde allo sguardo, il ballerino potrà fissarla tutta la sera ma non avrà mai accesso al suo abbraccio. L’uomo conduce il ballo, è vero: ma è suo compito anche far sì che la donna si diverta, non si stufi, venga valorizzata e si senta protetta e rispettata. E sfido qualsiasi donna a dire che non è esattamente quello che cerca in qualsiasi rapporto sentimentale! Da parte sua, l’uomo ha bisogno di una compagna che lo sappia ascoltare e rispetti i suoi tempi e i suoi spazi.
Insomma, se più gente ballasse il tango, secondo me il mondo sarebbe un po’ più felice.

sabato 19 maggio 2012

Una raccomandazione... virtuosa

Ebbene sì, sono stata raccomandata e me ne vanto!
Il fattaccio è successo non molto tempo fa, in una milonga del tutto rispettabile. Dopo varie tande alquanto soddisfacenti, mi sono seduta con l’intenzione di osservare un po’. Avevo già puntato un ballerino ricciuto, dalla postura impeccabile. Stavo cercando di capire dove fosse seduto, così da spostarmi tatticamente alla fine della tanda successiva e mirarlo agiatamente. Nella pista non c’era, un sacco di confusione, le luci troppo basse, ma dove si era cacciato? Forse era in pausa sigaretta o pausa bagno?
Ormai rassegnata ad aspettare la tanda successiva, l’ho improvvisamente visto davanti al musicalizador, che mi guardava. Possibile? Sicuramente stava guardando qualcun’altra dietro di me. Eppure, sembrava proprio che guardasse me. E quello non era un cabeceo?
Be’, a un cabeceo si risponde con un altro cabeceo: ed è quello che ho fatto. Ma non mi sono mossa: mai alzarsi, a meno di non essere completamente e definitivamente sicura di esserne la destinataria! Assurdo però, i desideri non si trasformano in realtà così facilmente. Eppure, lui si è avvicinato proprio a me, e ha ripetuto il cabeceo.
Mi sono alzata e ho fatto un bel sorriso, e abbiamo cominciato a ballare.
Un bel feeling, e lui era davvero bravo. Dopo il secondo tango, mi ha sussurrato sorridendo: “Me l’aveva detto, il mio amico, che eri brava, che non dovevo andarmene senza aver ballato con te!

mercoledì 16 maggio 2012

La mia luna di miele senza tango

Erano mesi che non ballavo. Perché?
Semplicemente perché ero impegnata a fare altro: a godermi la mia nuova vita.
Il tango è meraviglioso, ma ogni tanto ho l’impressione di averlo usato come surrogato. Quando ero triste, insoddisfatta, sola, arrabbiata, quando le cose sentimentali non andavano bene, quando avevo bisogno di alzare un pochino la mia autostima, quando non volevo pensare, quando era una serata troppo bella per stare chiusa in casa in solitudine.
Ora non sono più tutte queste cose, e sono mesi che non capitano più questi “quando”.
E allora, se sono rimasta sul divano è perché ora ho qualcuno che mi fa le coccole. Se resto struccata è perché ora ho qualcuno che mi dice che sono bellissima comunque. Se mi avviluppo in informi e comodissimi vestiti maschili è perché hanno un odore buonissimo, quello di chi li ha indossati prima. Se crollo alle 10 di sera è perché ora mi alzo alle 7 per fare colazione in compagnia.
Una splendida luna di miele senza tango.

martedì 15 maggio 2012

Il tango è come la bicicletta...


... una volta che hai imparato, non lo dimentichi più.
Posso supportare questa affermazione portando due esempi. Il primo: erano più di quattro mesi che non ballavo. Quando non ballo entro in una spirale deleteria, perché meno ballo meno voglio sentir parlare di tango perché poi mi deprimo che non ballo e più mi perdo in mille altre cose, e poi che stanchezza che alle 10 di sera mi addormento sul divano e che tristezza che devo andare da sola e che paura che alle 3 di notte mi addormento al volante poi faccio un incidente e poi muoio.
Insomma, magari sono un po’ melodrammatica ma la sostanza è questa.
Ma torniamo a noi: erano più di quattro mesi che non ballavo, mese più mese meno. – Ma come mai? – si chiederanno i miei fedeli lettori. Questa è un’altra storia... promesso che ve la racconterò. Sono andata a ballare perché c’era una bellissima serata di tango proprio dietro casa mia, e vi assicuro che non abito a Parigi e quindi non è assolutamente quotidiano che ci siano serate di tango dietro casa mia, talmente dietro che ci vado in bicicletta. Quindi mi toccava proprio andare, pena amari rimorsi per i prossimi sei mesi minimo. E quindi ci sono andata.
Mi sono vestita carina ma nemmeno tanto, quasi per paura di rimanere delusa – dalla serata, dalla gente, da me stessa. Eh sì, perché avevo proprio paura di aver dimenticato tutto!
Sono partita da casa e ho fatto tutto il tragitto (ok, sono tre minuti ma mi sono parsi lunghissimi!) rimuginando tra me e me: “Sarà un disastro, avrò le gambe di legno, nessuno mi inviterà e l’unico che lo farà gli rovinerò addosso tra lo sconcerto generale”. Quando sono arrivata però mi sono rassicurata: tante facce conosciute, atmosfera conviviale...
Mi sono messa le scarpette e... magia! Sapevo ballare!
Una meraviglia, un successone, complimenti a pioggia e ho riacquistato sicurezza e voglia.
La cosa più bella però è il mio secondo esempio, quello che ho anticipato all’inizio del post: il mio compagno. Quello legnosetto, ricordate?
Ecco: lui non ballava da un anno credo, e per uno che ha fatto un corso di tango di sei mesi in tutto direi che è tantissimo. Eppure, quando l’ho costretto a ballare, è accaduto una specie di miracolo: sapeva, si ricordava, era perfino più sciolto rispetto a un anno fa! Probabilmente le cose si sono sedimentate e sono maturate, così, da sole. Pazzesco!
Ora devo solo convincerlo a continuare, e non la vedo facile. Ma io sono più cocciuta di lui, e lui lo sa. Lo aspetto al varco.