lunedì 9 luglio 2012

Il blog va in vacanza...


Io no, però! Temo che nelle prossime due settimane sarò troppo impegnata per scrivere sul blog, devo badare a una manica di adolescenti con gli ormoni in subbuglio. Prometto che quando torno – se sarò ancora viva – recupererò tutto!
Intanto, buone vacanze e buona estate a tutti!

martedì 3 luglio 2012

10 modi per scaricarlo (con grazia) in milonga

Quale donna può affermare di non aver mai desiderato di aver rifiutato un invito, arrivato magari prepotentemente con un colpo sulla spalla, una volta che si sia trovata in mezzo alla pista, abbarbicata a un polipone puzzolente e forforoso, cercando di sopravvivere a calci e pestoni?
Ecco allora a voi un prontuario di scuse garantite al 100% per rifiutare un invito indesiderato. Dalla scusa più classica (che talvolta è pure vera) a quella più arzigogolata e istruttiva, come togliersi dai piedi (anche per sempre) i ballerini più fastidiosi e inopportuni della milonga!

1.        Mi spiace, ma... ho male ai piedi.
È la scusa più gettonata in assoluto, talmente è verosimile. Ormai però gli uomini hanno mangiato la foglia, per cui molto facilmente torneranno a invitarvi dopo un po’; ma può anche capitare che si offendano a morte per la sua banalità, e allora non li vedrete mai più.
2.       Mi spiace, ma... sto raccogliendo le forze per dopo, sono esausta.
Anche questa scusa è molto gettonata e verosimile. Certo, se manca un quarto d’ora alla fine della serata verrete smascherate facilmente.
3.       Mi spiace, ma... stavo giusto per andare a incipriarmi il naso.
Scusa leggermente démodé, ma sempre piena di grazia. Ovviamente, non serve che andiate davvero a incipriarvi il naso, in bagno potete fare quello che volete, basta perdere quei 5 minuti.
4.      Mi spiace, ma... sto aspettando un’amica.
Scusa tranquilla, che non garantisce però il successo al 100% durante l’intera serata: l’inopportuno potrebbe tornare alla carica più tardi, magari pure con la vostra amica.
5.       Mi spiace, ma... sto aspettando un amico.
Variante leggermente più efficace (e maligna) della precedente: gli uomini in milonga si sentono sempre galletti nel pollaio, quindi ribadire la presenza di un ‘amico’ uomo al vostro fianco scoraggerà l’importuno dall’invitarvi ancora.
6.       Mi spiace, ma... ballo solo Antonio Bonavena/Francisco Rotundo/José Servidio (o qualsiasi direttore o compositore misconosciuto...).
Fate un giro su todotango.com per prendere ispirazione. Questa scusa non funziona se il seccatore è un fissato di musica e la conosce più di voi; onde evitare che torni a invitarvi durante la serata, quando parte la tanda di Antonio Bonavena/Francisco Rotundo/José Servidio, mettetevi d’accordo con il musicalizador.
7.       Mi spiace, ma... ho fatto voto di castità tanguera, posso ballare solo con mio marito.
Questa scusa non dà spazio a fraintendimenti. E del resto, se il tango è una religione, perché non dovrebbe avere i suoi fanatici?
8.       Mi spiace, ma... ballo solo con gli uomini vestiti a pois rossi e verdi, con la cresta punk.
Scusa quasi lirica, anche perché consente una grandissima libertà espressiva: potreste voler ballare solo con clown con sei dita, pirati con una gamba di legno, pompieri in divisa...
9.       Mi spiace, ma... non sono una campionessa di apnea, non credo di farcela 10 minuti senza respirare.
Scusa sottilmente insinuante, forse al puzzone cronico potrebbe servire una scusa più esplicativa. Ma in fondo, se non si lava, fatti suoi. Basta che non pretenda di ballare con voi.
10.    Mi spiace, ma... sono allergica alla forfora.
Non si può provare nient’altro che venerazione nei confronti delle caritatevoli sacerdotesse della dea Igiene che usano questa scusa, sacrificando la loro potenziale tanda in nome di un Bene superiore, avendo ripercussioni positive per l’intera comunità delle ballerine!

lunedì 2 luglio 2012

Un ‘cantiere’ del tango a Parigi

Le Chantier, a Parigi, è un appuntamento imprescindibile per ogni tanguero. Il sabato, dopo l’apéro, le petit resto e – magari – un salto al 18 di Montmartre o in un’altra milonghetta carina, per ‘finire la nottata’ si va allo Chantier, a Montreuil (fermata della metro 9, Croix de Chavaux). Come ho anticipato nel post precedente, è una sala un po’ fuori mano, ma abbastanza grande per gli standard parigini.
La serata inizia alle 9 e mezza. Di fatto, però, Le Chantier si comincia a popolare da mezzanotte in poi: la gente arriva tardi, dopo altre feste e altre serate, tanto qui si balla fino al mattino (colazione delle 4.30 inclusa)... Ufficialmente fino alle 7, ma io sono crollata alle 8 e mezza, e c’erano irriducibili che continuavano!
Questa milonga esercita un fascino particolare, ho conosciuto gente che viene apposta da tutta Europa per ballare qui. Eppure non è particolarmente elegante, anzi direi che è piuttosto rustica: panche di legno, parquet non particolarmente liscio, bagni che rasentano il limite dell’igienico... Ma rispetto a tante altre milonghe parigine, la musica è curata (ci sono veri musicalizadores alla consolle, e spesso sono italiani), e soprattutto qui si radunano, senza eccezione, i migliori ballerini di tutta la capitale, e non solo. Il che, in una città in cui il terribile fenomeno della ‘dispersione dei bravi tangueri’ raggiunge picchi allarmanti (dal momento che si deve scegliere ogni giorno tra almeno 5 milonghe diverse, e durante il fine settimana almeno 10), è rassicurante. Andare allo Chantier è una garanzia.
Questo però non significa che non ci siano problemi e difficoltà: io ho frequentato le milonghe di Parigi per un anno, ballo da sei, eppure moltissimi ballerini autoctoni – più o meno bravi – che ho ‘mirato’ per mesi non si sono mai degnati di rispondere all’invito. Capiterà quindi di rimanere anche più di un’ora seduti con un sorriso da paresi stampato in faccia. Tanto più che a Parigi vige la fastidiosa abitudine di non svuotare la pista alla fine di ogni tanda: le coppie rimangono ferme, in piedi, a parlare, e poi continuano a ballare insieme anche per una, due ore di fila. Capirete che per le donne sedute (sempre più numerose degli uomini) questa può essere una tragedia!
Inoltre, visto l’alto livello generale dei ballerini (sconsiglio di andare allo Chantier a chi non ha almeno tre anni di esperienza), la tendenza è un po’ quella all’esibizione, a scapito dell’ordine e del rispetto delle regole in pista. Non è infrequente sentire guaiti di dolore causati dalle stilettate dei tacchi delle tangueras nei polpacci.
Altro avviso per le ballerine nostrane, italiane, mediterranee: preparatevi psicologicamente a trovarvi davanti uno stuolo di francesine tirate a lucido: il che significa alte, magrissime, preferibilmente bionde e moooolto chic. Inoltre, queste specie di modelle di Dior prestate al tango di solito hanno una tecnica e una grazia invidiabili – anche se per età potrebbero essere le vostre sorelline minori o addirittura le vostre figlie. Insomma, la concorrenza è sleale, ma quando il gioco si fa duro...
Il consiglio spassionato: rimanete allo Chantier fino alla fine, conservate qualche forza per le ultime ore, quando la pista è semivuota e i ballerini che rimangono sono i più bravi. E poi, tornando a casa, fermatevi a prendere un fragrante croissant au beurre, prima di crollare a letto e dormire tutto il giorno.