lunedì 21 maggio 2012

Tangoanalisi


Da anni sostengo l’utilità del tango come percorso psicanalitico alternativo, che consiglio (con scarsissimi esiti, devo dire) a chiunque mi capiti a tiro. Soprattutto ai single incalliti con scarsa fiducia in sé stessi e ancor meno capacità di relazionarsi con l’altro sesso.
Ma perché uno dovrebbe iscriversi a un corso di tango – e poi praticarlo, ovvio – invece che andare da un bravo analista?
1.       Perché costa meno. Moooooooolto meno. E i risultati possono essere miracolosi.
2.       Perché il percorso individuale che si fa è molto concentrato e concreto.
3.       Perché tanti problemi di uomini e donne sono dati dal fatto che non hanno una sana visione di cosa sia essere uomo e essere donna, e il tango ristabilisce gli equilibri.
I clichés riguardo al tango sono moltissimi (consiglio a tutti di leggere questo simpatico libro di Pier Aldo Vignazia); due sono però particolarmente pericolosi e riduttivi, anche perché contengono frammenti di verità: il fatto che il tango sia un ballo «sensuale» e «maschilista».
Andiamo con ordine: la sensualità del tango è riconosciuta da tutti, ma non si deve interpretare questo termine nell’accezione corrente. Il tango è sensuale perché è polisensoriale, perché coinvolge la vista, innanzitutto (a partire dalla mirada), e poi il tatto, con l’abbraccio, e l’olfatto, dato che si balla a strettissimo contatto con il proprio partner.
Questo costringe a un contatto molto forte e molto intimo con l’altro. Costringe a cercare un partner, superando la paura del rifiuto, la timidezza, ma anche il senso di superiorità, e ad aprirsi all’altro. Quando cerchiamo un compagno di ballo, siamo molto vulnerabili: gli uomini rischiano sempre di ricevere un due di picche, e le donne di fare da tappezzeria per tutta la serata. Tutti devono mettersi in gioco, senza esclusione, dimostrando apertura, serenità e disponibilità ad accogliere l’altro.
Il secondo pregiudizio sul tango è che sia un ballo «maschilista». Visto da una certa ottica post-femminista, è vero: l’uomo invita, l’uomo conduce, l’uomo protegge. – Ma insomma, noi siamo donne forti e indipendenti, abbiamo imparato a portare la valigia, vuoi che non sappiamo “portare” anche in una pista da ballo? – protesteranno le mie fedeli lettrici.
In realtà, il tango rispecchia semplicemente i ruoli che uomini e donne, maschi e femmine, hanno ricoperto per millenni, anzi, per milioni di anni. L’uomo è cacciatore e la donna preda – anche se tutti sanno che, in fondo, siamo noi donne che ci scegliamo il compagno. Lo stesso nel tango: la mirada viene proposta dall’uomo, ma è alla donna che spetta l’ultima parola: se non risponde allo sguardo, il ballerino potrà fissarla tutta la sera ma non avrà mai accesso al suo abbraccio. L’uomo conduce il ballo, è vero: ma è suo compito anche far sì che la donna si diverta, non si stufi, venga valorizzata e si senta protetta e rispettata. E sfido qualsiasi donna a dire che non è esattamente quello che cerca in qualsiasi rapporto sentimentale! Da parte sua, l’uomo ha bisogno di una compagna che lo sappia ascoltare e rispetti i suoi tempi e i suoi spazi.
Insomma, se più gente ballasse il tango, secondo me il mondo sarebbe un po’ più felice.

4 commenti:

  1. senti tu sul mio blog hai scritto che abbiamo molto in comune.. e da questo tuo post devo dire che non è vero... abbiamo MOLTISSIMO in comune... quoto ogni singola parola.. a me il tango sta facendo benissimo, mi sento cambiata (in meglio) e se ne stanno accorgendo anche gli amici più intimi.. ma soprattutto.. mi fa stare bene!!

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    1. Visto? :) Ah, adoro il web che permette queste conoscenze!
      Il tango con me ha fatto miracoli, comunque. Autostima e femminilità a mille!

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  2. Che bella Metafora profonda della vita! Non me l' aspettavo!

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    1. Vero, Anto? Il tango è metafora di TUTTO, come tu ben sai. :D
      Ho bisogno di ballarlo. Oggi.

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