lunedì 2 luglio 2012

Un ‘cantiere’ del tango a Parigi

Le Chantier, a Parigi, è un appuntamento imprescindibile per ogni tanguero. Il sabato, dopo l’apéro, le petit resto e – magari – un salto al 18 di Montmartre o in un’altra milonghetta carina, per ‘finire la nottata’ si va allo Chantier, a Montreuil (fermata della metro 9, Croix de Chavaux). Come ho anticipato nel post precedente, è una sala un po’ fuori mano, ma abbastanza grande per gli standard parigini.
La serata inizia alle 9 e mezza. Di fatto, però, Le Chantier si comincia a popolare da mezzanotte in poi: la gente arriva tardi, dopo altre feste e altre serate, tanto qui si balla fino al mattino (colazione delle 4.30 inclusa)... Ufficialmente fino alle 7, ma io sono crollata alle 8 e mezza, e c’erano irriducibili che continuavano!
Questa milonga esercita un fascino particolare, ho conosciuto gente che viene apposta da tutta Europa per ballare qui. Eppure non è particolarmente elegante, anzi direi che è piuttosto rustica: panche di legno, parquet non particolarmente liscio, bagni che rasentano il limite dell’igienico... Ma rispetto a tante altre milonghe parigine, la musica è curata (ci sono veri musicalizadores alla consolle, e spesso sono italiani), e soprattutto qui si radunano, senza eccezione, i migliori ballerini di tutta la capitale, e non solo. Il che, in una città in cui il terribile fenomeno della ‘dispersione dei bravi tangueri’ raggiunge picchi allarmanti (dal momento che si deve scegliere ogni giorno tra almeno 5 milonghe diverse, e durante il fine settimana almeno 10), è rassicurante. Andare allo Chantier è una garanzia.
Questo però non significa che non ci siano problemi e difficoltà: io ho frequentato le milonghe di Parigi per un anno, ballo da sei, eppure moltissimi ballerini autoctoni – più o meno bravi – che ho ‘mirato’ per mesi non si sono mai degnati di rispondere all’invito. Capiterà quindi di rimanere anche più di un’ora seduti con un sorriso da paresi stampato in faccia. Tanto più che a Parigi vige la fastidiosa abitudine di non svuotare la pista alla fine di ogni tanda: le coppie rimangono ferme, in piedi, a parlare, e poi continuano a ballare insieme anche per una, due ore di fila. Capirete che per le donne sedute (sempre più numerose degli uomini) questa può essere una tragedia!
Inoltre, visto l’alto livello generale dei ballerini (sconsiglio di andare allo Chantier a chi non ha almeno tre anni di esperienza), la tendenza è un po’ quella all’esibizione, a scapito dell’ordine e del rispetto delle regole in pista. Non è infrequente sentire guaiti di dolore causati dalle stilettate dei tacchi delle tangueras nei polpacci.
Altro avviso per le ballerine nostrane, italiane, mediterranee: preparatevi psicologicamente a trovarvi davanti uno stuolo di francesine tirate a lucido: il che significa alte, magrissime, preferibilmente bionde e moooolto chic. Inoltre, queste specie di modelle di Dior prestate al tango di solito hanno una tecnica e una grazia invidiabili – anche se per età potrebbero essere le vostre sorelline minori o addirittura le vostre figlie. Insomma, la concorrenza è sleale, ma quando il gioco si fa duro...
Il consiglio spassionato: rimanete allo Chantier fino alla fine, conservate qualche forza per le ultime ore, quando la pista è semivuota e i ballerini che rimangono sono i più bravi. E poi, tornando a casa, fermatevi a prendere un fragrante croissant au beurre, prima di crollare a letto e dormire tutto il giorno.

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