venerdì 13 novembre 2015

In His Shoes - Nelle sue scarpe (di lui)

Ballo il tango da quasi 10 anni. E sono dieci anni che mi lamento dei ballerini uomini: imbranati, non sentono la musica, non sanno abbracciare, non sanno stare in pista, ti massacrano i piedi, ti fanno fare sempre gli stessi tre passi…

Ragazze, qualcuna si riconosce?

Ebbene, a voi, proprio a voi, voglio raccontare una storia.

"El Tango de Roxane", di Lieven Soete, su licenza CC BY



La nostra eroina, che chiameremo Malena (nome di fantasia), ballava il tango da diversi anni ormai, quando decise di fare un esperimento: seguire un corso base di tango... mettendosi letteralmente "nelle scarpe" degli uomini. Ufficialmente, lo faceva per tenere compagnia al suo compagno, che aveva eroicamente deciso di seguire per la terza volta il corso base della famosa maestra argentina (“Non mi sento ancora sicuro”), conscia che ai corsi di ballo, qualsiasi ballo, c’è una cronica penuria di maschi.
Si aspettava uno sdegnoso rifiuto da parte della maestra, solitamente molto tradizionale; lei invece, sorprendentemente, accettò.

Alla prima lezione, Malena si presentò dunque compresissima nella parte: pantaloni neri, camicia, scarpe stringate. (Era comunque poco credibile, viste le sue forme inequivocabilmente prosperose, ma non sottilizziamo.) Si allineò assieme agli uomini, tra lo sgomento generale. Subito si udirono dei risolini di scherno dalla parte maschile e dei borbottii preoccupati dalla parte femminile. La maestra, serafica (e incosciente), annunciò che per quel corso ci sarebbe stata anche una donna, a imparare a ballare da uomo, e cominciò.

Malena era vicina al suo compagno, con il quale condivideva la fila, entrambi concentrati nei primi esercizi di camminata. Lei era avvantaggiata dall’esperienza, e lo sapeva. Aveva una sicurezza e un equilibrio che i suoi compagni non avevano, acquisita in anni e anni passati a ballare sui tacchi.

Il vantaggio, però, venne annullato non appena dovette coordinare i propri movimenti a quelli della donna che le venne affiancata: non c'era più spazio per camminare, non c'era più tempo per pensare, non sentiva più la musica, non si ricordava com’era il passo! La sua ballerina poi era pesante come un macigno: le ci voleva della forza fisica per farla muovere. E poi, perché tutti le tagliavano la strada? Lo stavano facendo apposta? Era un complotto contro di lei?

Le prese il panico. 

Chiuse gli occhi e inspirò a fondo.

Quando li riaprì, la sua ballerina le chiese, preoccupata: “Ehi, va tutto bene?”. “Sì - rispose lei. - Ma d’ora in poi non mi lamenterò più degli uomini con cui ballerò. Hanno un mestiere davvero difficile”.


Meditate, ragazze, meditate.

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